Oncia Tarì: la speciale all’uva, con la cresta

Note fruttate dalle uve di moscato, leggera vinosità, rifermentata in bottiglia: in un gioco di parole l’ACINO si trasforma in ONCIA TARI’.

Fin dai primi passi abbiamo voluto metterci alla prova, con stili poco esplorati e con gusti e fragranze ancora da scoprire. Il bello e il buono della birra artigianale è che ti dà sempre la possibilità di innovare e migliorare.

Nel 2012 eravamo in tanti a produrre quelle che oramai oggi molti conoscono come IGA (Italian Grape Ale), le birre italiane caratterizzate dalla presenza di uva unita al mosto di birra. Birre un po’ complicate da realizzare perché l’uva si porta dietro anche il meno bello dai campi, senza parlare che i lieviti selvatici fanno a pugni con i lieviti di birra.

Negli anni naturalmente abbiamo affinato lo stile di produzione fino a scegliere il moscato di Noto della cantina Feudo Ramaddini per la produzione della ONCIA TARI’ con la stessa tipologia di uva usata per la vinificazione del suo Al Hamen DOC Moscato Passito di Noto.

Il mosto d’uva si unisce al nostro malto d’orzo, ­fiocchi d’orzo, zuccheri, luppoli e lieviti. Ne esce una birra ambrata doppio malto dal gusto aromatico delle uve di moscato e che la rende perfetta per gli abbinamenti in tavola con formaggio, carne, carne rossa dal gusto deciso, arrosto, salumi, cioccolato e dolci a base cioccolato.

Dalla sua nascita la ONCIA TARI’ è stata apprezzata da esperti del settore e da tutti gli appassionati beerlovers. Anche le linee guida del BJCP (Beer Judge Certification Program) nel 2015 la segnalarono tra le birra artigianali “Italian Grape Ale” come stile da seguire e utilizzare. Un riconoscimento che ancora oggi segue le indicazioni per la produzione della nostra birra con la cresta.

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