La magia (esotica e non) in un calice di Trisca

Noi di Tarì, in quanto siciliani, portiamo nel DNA l’idea che la contaminazione culturale sia una fonte di ricchezza. Avviando un birrificio artigianale in una terra priva di tradizioni brassicole, abbiamo lasciato che le consuetudini di altri paesi ricevessero l’impronta forte del nostro territorio.

Non avremmo mai potuto ignorare odori e aromi che ci accompagnano da sempre. Così nel produrre una blanche, sotto l’impulso geniale del maestro pasticcere Corrado Assenza, abbiamo intrappolato alcune delle essenze della nostra terra: basilico, scorza di limone e zenzero si sono uniti al coriandolo, spezia immancabile nello stile della blanche, e si sono mescolati a uno dei grani antichi siciliani, il russello.

Una combinazione dal gusto orientale.

Suona bizzarro, ma è proprio così e per spiegarvi il perché faremo nome e cognome: Alessandro Magno. Sotto il suo comando l’impero macedone si espanse fino in India permettendo la scoperta di prodotti finora sconosciuti ai paesi mediterranei.

Tra questi il basilico, considerato sacro dalle popolazioni Hindu. Oggi pensiamo alle sue foglioline nella salsa di pomodoro o come componente principale di condimenti tipicamente italiani come il pesto, eppure l’uso alimentare non è documentato prima del 1500. Con il basilico si creavano piuttosto profumi per il Re, da qui il nome dal greco basilikon “pianta regale, maestosa”.

Anche il limone, simbolo del sud d’Italia grazie agli Arabi che lo diffusero nel loro percorso di conquista attraversando la Sicilia, fu importato da Alessandro Magno. Lo chiamava “mela persiana” e l’origine è rimasta nell’etimologia limun, termine persiano preso in prestito dagli Arabi e trasformato in laimūn.
Rinomato in Cina, in India e nelle civiltà mesopotamiche per le sue proprietà, era considerato sacro nei paesi islamici e serviva, tra le altre cose, a tenere lontano dalle case gli spiriti malvagi.

La radice propiziatoria per eccellenza, lo zenzero.

Come si riscontra spesso nella storia antica, la superstizione carica di mistero alcuni alimenti dalle capacità curative. Questo destino è toccato soprattutto allo zenzero, utilizzato per veri e propri rituali propiziatori. Uno dei più bizzarri era quello del desiderio: si masticava un pezzo di zenzero meditando su un desiderio (amore, guarigione, protezione ecc.) con la convinzione che i poteri magici della radice avrebbero riempito il corpo e l’aura di chi aveva espresso il desiderio realizzandolo.

Oggi lo zenzero è conosciuto per la sua capacità di inibire l’attività dei radicali liberi e contrastare lo sviluppo di malattie croniche legate all’invecchiamento cellulare. Ma nell’antichità la radice serviva a consacrare strumenti rituali, caricare amuleti e rompere incantesimi malvagi.

Un siciliano puro, il grano russello.

Magie e leggende arricchiscono la storia di questi tre ingredienti che rendono la nostra Trisca unica. Per completare la ricetta della nostra blanche mancava il frumento e per creare un legame più stretto con la nostra terra abbiamo scelto un grano antico siciliano, il russello.

Storicamente il russello era prediletto dai pastori perché vi si produceva un pane che restava morbido anche per una settimana intera ed era apprezzato dai contadini per la grande quantità di paglia che produceva. 
Oggigiorno la grandezza dei suoi semi comporta problemi nella raccolta meccanizzata e costringe i coltivatori a metodi di raccolta più rispettosi della natura. L’altezza delle sue spighe, d’altra parte, consente a questa varietà di resistere alle infestanti e ad alcuni parassiti del grano, così da evitare l’ausilio di antiparassitari e concimi artificiali.
Non è forse magia questa?
Di certo è il trionfo della natura, del cui rispetto Tarì ha fatto un valore fondamentale.

Cosa versiamo dunque in un calice di Trisca?

Storia antica e tradizioni del territorio, profumi d’Oriente e di casa nostra, benessere e cura di sé e delle materie prime.

E anche un pizzico di magia:
versate la nostra birra in un calice privo di odori, chiudete gli occhi e pensate ai vostri desideri.
Chissà che non si avverino.

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