Hai letto i nostri post e hai visto il video del mastro birraio sulla mescita. Insomma, hai fatto i compiti e adesso stai sorseggiando una Tarì alla temperatura corretta, dopo averla versata in un bicchiere pulito e adeguato.
Di tuo ci metti la compagnia giusta e un posto rilassante. E la musica? Sai che anche quella può influenzare il modo in cui percepisci la birra?
Trovata commerciale, dirai tu. Macché. Roba pubblicata su vere e proprie riviste scientifiche.
E non per ribadire l’ovvio, ossia che due esperienze sensoriali – come bere e ascoltare – possano influenzarsi a vicenda.
Ma per scoprire come la musica possa condizionare la percezione del dolce, dell’amaro e del grado alcolico della birra.
Ci siamo documentati.
Due delle ricerche che abbiamo trovato più interessanti sono state condotte in Belgio (e dove sennò?).
Il primo esperimento ha visto la collaborazione del birrificio artigianale The Brussels Beer Project pronto a lanciare sul mercato una nuova porter con una veste grafica rinnovata e una musica, adattata al profilo della birra, composta per l’occasione dalla band inglese The Editors.
231 partecipanti divisi in tre gruppi hanno partecipato alla degustazione. Il primo gruppo ha semplicemente assaggiato la birra senza conoscerne l’etichetta, mentre al secondo e al terzo è stata mostrata la bottiglia etichettata; l’ultimo gruppo ha effettuato la degustazione ascoltando la canzone creata appositamente per lo spot.
I dati raccolti hanno provato che la creazione di un’esperienza sonora-degustativa personalizzata ha aggiunto valore al piacere di chi beveva.
Ma c’è di più.
A questa ricerca ne è seguita un’altra altrettanto intrigante.
I partecipanti hanno assaggiato due birre, ciascuna con un diverso genere musicale di sottofondo, dal pop al genere punk fino alle melodie giocose delle canzoni Disney. I risultati hanno confermato l’ipotesi degli studiosi: lo stimolo uditivo predisponeva diversamente il cervello dei partecipanti facendo loro riscontrare gusti diversi… anche se la birra era sempre la stessa!
Una traccia leggera induceva i partecipanti a classificare le birre come dolci, mentre un brano con toni bassi aumentava la percezione di amaro e di un più alto grado alcolico.
Accade anche con il cibo.
Suoni diversi inviano dunque segnali differenti al cervello, indicando quali papille gustative “attivare” maggiormente.
Alcuni ricercatori statunitensi hanno approfondito l’influenza della musica sul cibo scoprendo che i toni acuti esaltano l’acidità, mentre quelli bassi e profondi aumentano la percezione dell’amaro.
Se il jazz può migliorare il gusto del cioccolato, la drum&bass peggiorerà il gusto del caramello. Pazzesco.
Dalla scienza alla pinta.
Tornando alla nostra amata bevanda, c’è chi ha abbinato a ogni stile un determinato genere musicale.
Una birra con una leggera dolcezza, note di spezie o cioccolato e sapore di grano tostato andrebbe assaporata ascoltando musica rock. Il gusto di Pilsner, Amber Ale e birre dal gusto fruttato verrebbe esaltato dal suono di pianoforte e flauto, mentre il sapore leggermente aspro e acido tipico delle belghe si accorderebbe bene a ritmi forti e dissonanti. Chi preferisce i sapori forti e un contenuto alcolico medio-alto può provare la musica elettronica. Mentre chi ama le luppolate può rilassarsi con suoni tropicali, armoniche, trombe e tromboni.
Sarà vero?
Qui il disclaimer è d’obbligo: gli abbinamenti non sono nostri. Ma l’idea ci stuzzica.
D’altra parte di Tarì ce n’è per tutti i gusti: metti il tuo genere preferito e provale tutte (le trovi qui).
Fare la cavia da esperimento potrebbe non essere spiacevole, non credi?